«Rocco Schiavone era stato assegnato ad Aosta da settembre, dal commissariato Cristoforo Colombo di Roma. E dopo quattro mesi tutto quello che conosceva del territorio di Aosta e provincia era casa sua, la Questura, la Procura e lOsteria degli artisti». Un vicequestore nato e cresciuto a Trastevere, che odia lo sci, le montagne, la neve e il freddo. Possiede solo scarpe Clarks, disprezza ogni tipo di abbigliamento invernale. In tutta la vita, il massimo dellaltitudine che ha raggiunto sono i 137 metri di Monte Mario, il punto più alto della sua città natale. Schiavone ha combinato qualcosa di grosso per meritare un esilio come questo, ma non è il problema peggiore. A Champoluc è stato rinvenuto un cadavere, sotto i cingoli di un gatto delle nevi. E Schiavone si deve mettere al lavoro. A febbraio, con la neve, con il gelo. A 1.500 metri sul livello del mare. «Roba da matti!». Nonostante tutto Rocco si mette in azione. Tra piste, rifugi, funivie, maestri di sci, guide alpine, grolle e grappe al ginepro. Per fortuna cè qualche bella donna su cui fermare lo sguardo. Ma la nostalgia è dietro langolo, e Schiavone con la testa è sempre lì. «A Roma di questi tempi fa freddo, ma spesso cè la tramontana che spazza via le nuvole. E allora cè il sole. E fa freddo. La città è rossa e arancione, il cielo azzurro ed è bello camminare per le strade sui sampietrini. Escono fuori tutti i colori, quando cè la tramontana. Come uno straccio che toglie la polvere accumulata su un quadro antico ». Non sarà facile, la vita tra le montagne. Soprattutto quando cè un morto di mezzo